Difficile, se non impossibile, fare a meno della comunicazione in azienda, ancora più complicato orientarsi tra strumenti, canali e mezzi a disposizione. “Internet e, soprattutto, i social hanno stravolto tutto.

Oggi la comunicazione è cambiata notevolmente, basti ad esempio pensare al ruolo centrale che hanno assunto gli influencer, alla loro capacità di orientare il mercato e i clienti. Fare comunicazione, nei tempi e nei modi giusti, non è semplice”.

Sabino Basso guida l’oleificio di famiglia a San Michele di Serino, piccolo centro irpino dove, dal 1996, opera anche l’azienda vitivinicola “Villa Raiano”, altro gioiello di famiglia. L’imprenditore irpino ha guidato negli scorsi anni anche Confindustria Campania e Avellino.

“Il modo di comunicare la nostra attività è molto cambiato. Venti o trent’anni fa era un altro mondo, oggi i parametri sono altri”.

Quali ad esempio?

Beh, internet e i social hanno cambiato gli scenari, su questo credo ci siano pochi dubbi. Penso, ad esempio, agli influencer che, sotto certi aspetti, possono avere, soprattutto se preparati e competenti, un impatto anche superiore alle televisioni. Già questo mi sembra un cambiamento non da poco.

Il loro impatto sul mercato è così invasivo in tutti i settori?

Assolutamente no. Se penso alle mie attività un giovanissimo, in teoria più sensibile all’azione di un influencer, è in linea di massima poco interessato ad una bottiglia di vino o di olio, così come invece un 50enne, in teoria più interessato ai nostri prodotti, spesso e volentieri non sa neanche cosa sia un influencer e segue altre dinamiche, più tradizionali. Posso sicuramente dire che non è facile muoversi e orientarsi in un ambito caratterizzato da grande volatilità. Il web ha cambiato notevolmente le regole del gioco e fare le scelte giuste in comunicazione è diventata impresa sempre più complicata.

Lei come si regola per le sue attività?

I nostri investimenti in comunicazione sono strettamente connessi ai bilanci delle aziende e alla congiuntura economica che vive il mercato con il quale ci interfacciamo. Come produttore di olio, ad esempio, opero in un mercato molto frazionato, per cui è anche difficile fare delle scelte strategiche mirate. In Italia abbiamo un mercato essenzialmente campano, mentre in paesi esteri in cui siamo leader l’entità del fatturato ci consente politiche molto limitate. Agiamo sulla leva della comunicazione quando lo riteniamo utile e siamo nelle condizioni di farlo. Cerchiamo di fare delle scelte mirate, come ad esempio il recente investimento sulla Rai con degli spot sia prima che durante la fiction di  “Don Matteo”.

Non è un limite investire sulla comunicazione solo quando il bilancio lo consente?

Purtroppo è difficile immaginare di fare comunicazione quando le cose vanno male anche se, come facilmente intuibile, sarebbe molto utile. Purtroppo certe scelte sono direttamente collegate al bilancio e al momento economico-finanziario che vive un’azienda. Il bilancio dice la verità, è lo specchio del mercato. Non c’è dubbio che la comunicazione andrebbe proiettata nel medio-lungo termine con un’azione congiunta e continua ma credo sia impossibile immaginare di fare delle scelte a prescindere dai numeri del bilancio. Poi è chiaro che le valutazioni variano da azienda ad azienda, a seconda delle priorità.

Oggi è più facile vendere attraverso la comunicazione?

E’ difficile rispondere a questa domanda, il fatto che si viva molto più di comunicazione rispetto al passato non vuol dire che sia necessariamente più efficace. Credo che la comunicazione si muova essenzialmente lungo due canali: con il primo, istituzionale, si punta a migliorare la reputazione dell’azienda e, quindi, a rafforzare il brand, indipendentemente dall’incidenza diretta che avrà sul volume d’affari. Parliamo di quell’insieme di azioni immaginato e messo in campo per aumentare il grado di riconoscibilità di un’azienda. Il secondo canale guarda invece direttamente alle vendite e punta ad incrementare o rafforzare le quote di mercato. Questo in linea di massima, poi è chiaro che bisogna fare tutti i giorni i conti con il  mercato.

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