Le voci della comunicazione

“Un giornalista deve essere anche un buon comunicatore. La notizia va lavorata e scritta bene, ma anche diffusa e veicolata con attenzione per non correre il rischio di passare più o meno inosservati  in un contesto in cui si tende a usare toni accesi e titoli e video d’impatto per catturare l’attenzione del pubblico”. Per Ottavio Lucarelli, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, “l’informazione è cambiata, e continua a cambiare ogni giorno. Basta dare un’occhiata ai giornali di dieci anni fa per rendersene immediatamente conto. Non c’è quindi bisogno di andare troppo indietro nel tempo, la rivoluzione si è concentrata in uno spazio temporale limitato”.

Presidente, quanto è cambiato negli ultimi anni il ruolo e la funzione del giornalista?

Moltissimo, ed è in continua evoluzione. Ma sia chiara una cosa: la nostra professione non morirà mai, anche se va osservata a 360 gradi perché oggi, più di qualche anno fa, i ruoli di giornalista e comunicatore si intrecciano spesso e volentieri. Sono tanti i giornalisti che, complici anche le note e croniche difficoltà che vive il nostro settore, sono approdati nel mondo della comunicazione, diventando un riferimento strategico fondamentale per politici, imprenditori o personaggi dello spettacolo. Per tanti colleghi è un’occasione di crescita e arricchimento e, credo, anche per i settori in cui si va ad operare e per il pubblico di riferimento, in quanto poter contare sull’impegno di professionisti dell’informazione è sicuramente un valore aggiunto.

Informazione e comunicazione sembrano avere sempre più punti di contatto.

La comunicazione è un elemento importante del nostro lavoro perché è chiaro che la buona comunicazione, quella pensata e realizzata da professionisti, ci agevola ogni giorno, fornendoci una serie di strumenti importanti che poi tocca a noi gestire e sviluppare al meglio, in base al senso della notizia e alle priorità della testata per la quale lavoriamo. Un vantaggio non da poco se si pensa alla mole di informazioni con la quale abbiamo a che fare ogni giorno.

Quanto è diventato difficile gestire un flusso di informazioni continuo? Con i social e le nuove piattaforme non c’è praticamente sosta.

E’ vero, oggi la notizia, purtroppo qualsiasi tipo di notizia, viene rimbalzata su tutte le piattaforme a ritmi frenetici e senza soluzione di continuità. Non è un caso che tanti esperti sostengano che alle cinque W storiche del giornalismo se ne sia aggiunta una sesta, quella di while, a conferma di come il nostro lavoro si svolga sempre di più in tempo reale, con tutti i rischi del caso.

Per esempio?

Mi sembra evidente che questo flusso continuo di informazioni, più o meno controllate, abbia anche le sue storture,  come le fake new. Un fenomeno pericoloso che ha ulteriormente responsabilizzato il giornalista, chiamato in qualche modo a guidare e orientare i lettori. Tocca a noi verificare e approfondire, andare in fondo alle notizie.

In questo contesto la carta stampata, anche se in calo almeno da un punto di vista strettamente numerico, sembra avere acquisito maggiore autorevolezza.

In parte è così, ma non certo perché i giornalisti della carta stampata siano migliori degli altri. Si lavora sicuramente a ritmi meno frenetici e, quindi, c’è più possibilità di approfondire le notizie, ragionarci e gestirle al meglio. In ogni caso tutti gli strumenti di informazione, dalla carta stampata alla tv, dalla radio al web e ai social, sono parimenti importanti. Credo sia necessario cooperare, evitando inutili guerre di posizione. Il nostro pubblico è sempre più eterogeneo e ha bisogno di tutte le forme e gli strumenti di comunicazione. Se si lavora seriamente e con passione c’è spazio per tutti.

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