“Non è fallita la comunicazione, ma il progetto, se questo tentativo bruciato in poche ore si poteva definire tale. L’idea della SuperLega, accarezzata in verità negli ambienti calcistici già da tempo, non è stata sviluppata, studiata, pianificata. E’ mancata qualsiasi strategia e tutto si è sgonfiato nel giro di 48 ore”. Salvatore Biazzo, giornalista ex Rai e volto notissimo di “90esimo minuto”, non sembra sorpreso dal naufragio di un’idea che avrebbe dovuto sconvolgere il mondo del calcio. “Il blitz nella notte? E’ stato pensato per non influenzare le Borse anche se, poi, gli effetti sono stati comunque negativi”, precisa il giornalista, autore di diversi libri e pubblicazioni sul mondo del calcio e docente presso la Scuola di giornalismo dell’Università di Salerno, fondata da Biagio Agnes.

Biazzo, per molti il progetto della SuperLega è fallito anche per la cattiva comunicazione.

Mi sembra una lettura parziale, molto parziale. L’impressione è che coloro che hanno gestito la comunicazione di quest’operazione abbiano dovuto lavorare senza una strategia, perché è questa che è mancata. Le società di calcio coinvolte hanno sicuramente uffici stampa attrezzati e professionisti di spicco, non è questo il punto.

E allora cosa è mancato?

Di SuperLega se ne parlava già da un po’, a partire proprio da Andrea Agnelli. L’errore più grande che è stato commesso è di non aver preparato il terreno, di non aver coinvolto la gente e la politica in un percorso di cambiamento importante. E la riprova è che il progetto è naufragato subito, senza che l’opinione pubblica capisse fino in fondo cosa volessero davvero fare.

Lei l’hai capito?

Parliamo delle più grandi società di calcio europee, tutte, chi più chi meno, molto indebitate. Recuperare risorse era la prima esigenza, non giriamoci intorno. Ma attenzione, non è questa la soluzione: bisogna imparare a gestire meglio. Ma lo sa quanto costerà al Tottenham lo sfizio di esonerare Mourihno a poche giornate dalla fine del campionato inglese? Più di 40 milioni. Si può continuare a gestire in questo modo?

Si è parlato di modello americano,

Non scherziamo, l’Nba, per dirne una, si basa su due presupposti che nel caso del SuperLega non sono stati neanche valutati.

Cioè?

Intanto il tetto degli ingaggi. Certe cifre non sono più accettabili, non stanno in piedi. E poi in America si punta sui giovani talenti, è una precondizione. In Europa, invece, si continuano a spendere cifre esagerate per calciatori a fine carriera. Il modello americano non c’entra, qui si è tentata un’operazione per rastrellare altre risorse, necessarie ad appianare i debiti.

Si è mobilitata anche la politica.

Certo, ed è questo che ha fatto andare tutto a picco in un attimo. Il premier britannico, Boris Johnson, che non credo sia un esperto di calcio, ha immediatamente fiutato che la gente era contraria ed è subito sceso in campo. In quest’operazione si è sottovalutato il ruolo della politica e anche dei tifosi, della gente comune. La reazione della Federazione era forse l’unica messa in preventivo, ma il resto no. C’è stata una sollevazione popolare. La gente ha percepito l’operazione come un tradimento, un blitz. E’ chiaro che, alla luce di questo quadro generale, diventa davvero complicato dare la colpa alla cattiva comunicazione. La comunicazione, mai come in questo caso, aveva bisogno di strategia e pianificazione. Dei tempi giusti. Il progetto doveva essere presentato, condiviso, fatto capire e fatto metabolizzare.

E ora?

Beh, non sarà facile gestire questa fase per i protagonisti di questa vicenda. Magari sarà l’occasione per un confronto serio e costruttivo, per provare davvero a salvare il calcio, ma tutti insieme, senza salti in avanti.

Magari pianificando anche meglio la comunicazione.

Non c’è dubbio. Questo caso ha dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, come la comunicazione sia un’arma fondamentale, che può fare la differenza, se ben gestita. Non si può improvvisare su nulla, figuriamoci su un’operazione di questo tipo che, per diverse ragioni, interessa praticamente tutti. Oggi le informazioni girano in un nano secondo, nel bene e nel male. Fare comunicazione è un mestiere complicatissimo. La comunicazione è lo strumento operativo del management che vuole trasmettere un messaggio. Se il messaggio è sbagliato o il progetto è sballato, la comunicazione – per quanti miracoli voglia e possa fare – non riuscirà mai a costruire il consenso, a far passare il messaggio. Se vuoi andare a vendere cammelli nel deserto, occorre prima che impari a cavalcarli o a produrne di una razza superiore, casomai con tre gobbe. Avrebbero dovuto prendere esempio dalla politica, capace con largo anticipo di sfruttare le piattaforme per costruire il consenso, formare un’opinione pubblica, anche su progetti apparentemente impopolari o impossibili. La comunicazione politica utilizza i cosiddetti ‘battage di guerriglia’, l’estensione progressiva e intensa attraverso tutti i media e i social dell’idea da sviluppare in progetto. La Superlega si è limitata al comunicato di mezzanotte. E, allora, buonanotte al secchio.

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