Come sarebbe svegliarsi una mattina e scoprire che, per motivi di sicurezza internazionale, internet è stato bloccato per sempre?

La domanda, provocatoria e decisamente inquietante, è l’incipit dell’ultimo libro di Antonio Pascotto dal titolo “Il mondo senza internet. Connessioni e ossessioni. Dallo scandalo Facebook alla quiete digitale” edito da Male Edizioni di Monica Macchioni. Pascotto parte da uno spunto romanzato, ma molto efficace, che mette a nudo tutte le implicazioni che un black out 2.0 avrebbe nella vita sociale, pubblica e privata di ognuno di noi. Perché, al di là di tutto, vivere senza internet sarebbe un dramma per tutti. “E’ chiaro che oggi non si potrebbe fare a meno della rete, ma guai a restarne soggiogati. Dobbiamo imparare a gestirla meglio e a servircene, senza diventarne schiavi”, precisa il giornalista. Caporedattore Mediaset, Pascotto, originario di Monterotondo in provincia di Roma, ha iniziato la sua carriera giornalistica in radio e tv private di Avellino, dove ha vissuto a lungo, mantenendo sempre un contatto stretto e diretto con l’Irpinia.

“L’informazione è diventata qualcosa di invasivo, che condiziona quotidianamente le nostre vite. Grazie ai telefonini, che sono ormai da anni una nostra diretta appendice, siamo sempre più informati, in qualsiasi momento. C’è un flusso di notizie e aggiornamenti, talmente veloce e tumultuoso, che facciamo sempre più fatica ad individuare quello che davvero ci interessa, a danno della riflessione e del pensiero”.

Se la sente di indicare un antidoto? Come ci si fa a proteggere da quest’ondata continua di informazioni?

Non è facile. Una volta, con il giornale, si leggeva con calma e c’era il tempo giusto per riflettere e farsi un’opinione. Oggi non è più così, le informazioni arrivano da troppi canali alternativi a quelli tradizionali e non è facile orientarsi. Non c’è dubbio che per salvarci, perché dobbiamo salvarci in qualche modo, dobbiamo continuare a leggere, soprattutto su carta, e fermarci un attimo. Le tre righe che leggiamo sul telefonino, magari per strada o comunque distrattamente, non possono essere sempre sufficienti. Anzi, non lo sono quasi mai.

Sta dicendo che Internet è una dannazione?

No, per carità, è uno strumento straordinario. E’ un vantaggio essere informati in qualsiasi momento su tutto, ma dobbiamo anche imparare a gestire questo flusso continuo senza farci trasportare in maniera inerme. Dobbiamo in qualche modo rimparare a leggere con attenzione ed a recuperare il gusto di approfondire, di andare oltre la semplice notizia. Senza trascurare il fenomeno dilagante delle “fake news”, tutt’altro che sotto controllo.

Secondo lei perché è esploso in questo modo? E’ un problema di mancanza di regole e controlli?

La questione è complessa. Diciamo subito che oggi purtroppo si tende a sminuire il ruolo e l’importanza del giornalista professionista. Secondo me è un errore fatale, soprattutto in questa fase confusa e complicata. I giornalisti hanno gli strumenti giusti per filtrare una notizia. Per capire se una notizia è vera e non un “fake” la prima regola resta quella di affidarsi alle testate giornalistiche più note. In giro c’è di tutto: non improvvisiamo, affidiamoci, come in tante altre cose, a chi ha le competenze giuste.

E torniamo al punto di partenza. E’ anche un problema di regole?

Non c’è dubbio che un minimo di regolamentazione sarebbe opportuna, senza però fare perdere il senso di libertà insito in internet, nella rete. Che poi, a pensarci bene, neanche internet è liberissimo: sappiamo benissimo che con la rete ci hanno fatto i soldi soprattutto i grandi gruppi, senza contare che per stare su internet, tra canoni, domini e quant’altro, dobbiamo sempre pagare qualcosa. E, quando si paga, si può parlare di libertà e accessibilità per tutti fino ad un certo punto.

E la comunicazione? E’ l’altra faccia della stessa medaglia?

Io non alzerei paletti e non farei tante distinzioni, soprattutto in determinati contesti. Nasciamo comunicatori, l’uomo deve comunicare, è un’esigenza assolutamente fisiologica. La comunicazione è qualcosa di trasversale, che interessa e deve essere interessare tutto e tutti. E’ chiaro che anche in questo caso diventa fondamentale utilizzare gli strumenti giusti, affidarsi a persone credibili e competenti. La comunicazione è un valore aggiunto se organizzata e ben gestita. Sappiamo benissimo quello che succede ogni giorno sui social, dove la comunicazione degenera fin troppo facilmente, scadendo nelle offese e nella volgarità, fenomeni particolarmente diffusi in rete. Ecco quella non è comunicazione, è robaccia che non serve e non aiuta. La rete è una risorsa straordinaria, ma piena di trappole e minacce. Parlarne, provare ad orientare e a fornirci degli strumenti giusti deve essere la nostra mission, ognuno per la propria parte e le proprie competenze.

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